Mediazione Familiare

La famiglia rappresenta nel nostro immaginario il luogo privilegiato dell’affettività, il posto sicuro al quale è sempre possibile ritornare per riscoprire se stessi, sentirsi accolti ed amati. Tradizionalmente considerata la cellula base della nostra società, la famiglia nel corso del tempo è profondamente cambiata sia nella composizione, moltiplicandosi nei tanti volti delle famiglie monogenitoriali, ricostituite, allargate, delle unioni e convivenze di fatto, sia sul piano delle dinamiche relazionali che al suo interno si creano. Aspetti questi che pongono sempre più nuove domande e rendono senz’altro più complesso ed articolato il concetto di famiglia.


Ogni tentativo di generalizzazione riguardante la famiglia è destinato a fallire in quanto ogni famiglia ha una sua struttura, dei valori cui si ispira, un certo modo di rappresentarsi e di stabilire relazioni al suo interno. Potremmo dire, prendendo in prestito le parole di L. Tolstoj, che “tutte le famiglie felici si assomigliano, tutte le famiglie infelici sono infelici a proprio modo”.
Dal punto di vista giuridico, la nostra Costituzione (art.2) riconosce comunque alla famiglia lo status di una delle più importanti formazioni sociali in cui l’individuo sviluppa la sua personalità. Un ponte di collegamento tra il cittadino e lo Stato che ne tutela i diritti inviolabili. In quanto tale la famiglia continua a rivestire, pur con le sue tensioni interne, i conflitti e le separazioni, un luogo essenziale per la formazione e lo sviluppo della persona nella sua duplice dimensione individuale e sociale.


La mediazione familiare rappresenta una delle nuove aree di intervento a sostegno ed orientamento delle famiglie in crisi che si affianca a quelle giudiziaria e psicologica, più tradizionali. La mediazione indica che il conflitto familiare non necessariamente deve essere demandato all’autorità di un giudice o di uno psicoterapeuta ma può essere affrontato, e talvolta superato, attraverso l’intervento di un nuovo e diverso terzo: il mediatore familiare.
 

Quest’ultimo deve essere imparziale e neutrale seppure attento alla dimensione emotiva del conflitto, ma senza perseguire direttamente gli obiettivi terapeutici: il mediatore familiare interviene in un conflitto senz’altra autorità che quella che gli viene riconosciuta e riconfermata dalle parti stesse, per cui il suo scopo è quello di permettere a queste di confrontare i rispettivi punti di vista e di ricercare con il suo aiuto la soluzione alla diatriba che le oppone. Egli non risolve il conflitto, lo restituisce semplicemente alle parti coinvolte affinché queste possano trovare dentro di sé le risorse per affrontare la situazione al di fuori della sede giudiziaria.


Le ragioni dei diversi punti di vista espresse dalle parti vengono accolte e valorizzate dal mediatore che, lungi dall’esprimere valutazioni e giudizi, crea, attraverso l’ascolto ed il confronto, uno spazio nuovo in cui sia possibile lavorare sulla soluzione più che sull’analisi del conflitto. Il mediatore conosce bene, infatti, la funzione delle nostre rappresentazioni mentali nel rapporto con la realtà esterna. Questo rapporto si instaura grazie a tre meccanismi, che secondo Richard Bandler e John Grinder (fondatori della Programmazione Neuro Linguistica) sono generalizzazione, cancellazione e deformazione. Spesso il pericolo è di rimanere ancorati ad una idea, ad una immagine che privi della capacità di andare oltre.
Spesso le parti che si rivolgono al mediatore si accorgono di non essere più in grado di svincolarsi da quelle immagini interne che si sono creati l’uno dell’altro, si rendono conto di non potersi liberare di quella rappresentazione che loro stessi si sono auto-creati.


L’intervento del mediatore non sostituisce la funzione esercitata dai legali rappresentanti delle parti: al contrario i mediatori hanno bisogno degli avvocati, perché questi sono le uniche figure che possono realisticamente promuovere un tentativo di mediazione prima e al di fuori del giudizio. Gli avvocati, consiglieri fidati delle parti, ed i mediatori, esperti nella relazione, possono giovare della collaborazione reciproca mantenendo distinte le loro funzioni professionali.

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